Per secoli e secoli, sino a metà degli anni Novanta del secolo scorso, la Maremma è stata terra di estrazione mineraria, con una varietà di di mineralizzazioni davvero unica: tra le tante, pirite, lignite, cinabro, antimonio, allume, rame. Naturalmente il paesaggio ne è stato plasmato fortemente sia all’aperto con i colori delle diverse vene e filoni metalliferi affioranti sia nel sottosuolo con gallerie e miniere. Si sono formati bacini e discariche minerarie dovuti all’estrazione, come per esempio a San Giovanni nelle vicinanze di Gavorrano, a Noccioleta nei pressi di Massa Marittima, oppure a Tafone nella zona di Manciano. A Roste, sulla strada che unisce Massa Marittima a Siena, c’è tuttora un’area che raccoglie i resti della lavorazione del rame.
La Maremma racconta dunque una storia antica e coinvolgente, un’epopea umana di fatica indicibile. Ne resta testimonianza anche negli impianti della miniera Ravi Marchi  e il Pozzo Roma a Gavorrano, oppure nelle miniere del Siele e del Morone a Castell’Azzara. Si possono inoltre visitare i villaggi minerari a Filari e Ravi nella zona di Gavorrano, a Ribolla nei pressi di Roccastrada e a La Pesta in provincia di Massa Marittima. Particolarmente interessante è il nucleo di Capanne, un villaggio sulla strada che da Massa Marittima si dirige verso il lago dell’Accesa. Il borgo ha mantenuto l’impianto antico con la casa del direttore in posizione predominante, le abitazioni degli operai e lo spaccio. Sia negli immediati dintorni del paesino sia nella zona circostante sono ancora palesi i resti di strutture legate all’antica attività estrattiva: per esempio, un castelletto di estrazione in legno del Pozzo Carlo; i pozzi di epoca preindustriale risalenti ai secoli 1200 – 1300; le scorie di fusione di ferro, pirite e rame.