La parte meridionale della Costa degli Etruschi, che comprende anche il promontorio di Piombino, è un polmone di verde sul Tirreno preservato sin dagli anni Sessanta da una politica ambientale corretta. Quella che un tempo era terra di malaria, è oggi una vasta area di di boschi e campagne a perdita d’occhio. Il mare è ancora pescoso e pulito, e soprattutto il territorio conserva evidenti tracce di un passato storico, antropologico, geografico e naturalistico di oltre 3.000 anni.
Il Golfo di Baratti è una delizia per godersi il mare: acque limpide, una piccola marina, una spiaggia sabbiosa e lunghissima incorniciata da un’ampia collana di pini domestici che offrono riparo naturale dalla calura estiva. Proprio a Baratti, facendo due passi lungo la riva, a fianco della chiesetta di San Cerbone, si comincia a intravvedere quel che lega da tre millenni il passato al presente; è un filo d’acciaio che si è assottigliato, ma mai spezzato. È quello che unisce i forni etruschi agli altoforni della zona industriale di Piombino. Sulla spiaggia di Baratti ci sono infatti i resti delle fornaci per la lavorazione dei metalli. Tale produzione caratterizzò la zona sin dall’età del Ferro e gli Etruschi si insediarono in questo promontorio proprio per la ricchezza del sottosuolo. Avviarono un’impressionante e gigantesca macchina di produzione di metalli, non solo per fondere i minerali provenienti dall’Isola d’Elba che aveva esaurito il legname necessario, ma per sfruttare le colline metallifere di Campiglia e scavare in tutta la zona. Si trattava di una grande città operaia, un termitaio di minatori appesi a testa in giù per trovare metalli in un reticolo di cunicoli nella terra. Si calcola che fu prodotto circa un milione di tonnellate di ferro! 
Populonia, col suo porto, divenne l’unica città etrusca sul mare e stabilì relazioni commerciali con tutto il Mediterraneo. La sua posizione sul promontorio le consentiva inoltre di controllare tutto il territorio da Nord a Sud e dall’Italia alla Corsica.
Oggi, per intravvedere questo straordinario passato, ci si deve concedere qualche passeggiata: per esempio, alla necropoli di San Cerbone e del Casone alle spalle della spiaggia, oppure salendo dalla città dei morti verso il colle della Porcareccia o verso la via delle Cave, nel bosco, alla suggestiva necropoli delle Grotte. In queste scorribande a piedi, non si dispiegano solo siti archeologici, ma vedute magnifiche come quelle che si aprono anche da Populonia Alta. Accanto al borgo medievale, la visita dell’acropoli romana offre alcuni scorci dell’Isola dell’Elba e i profumi della macchia mediterranea.
Consigli per la visita
Il “Parco Archeologico di Baratti e Populonia”, che è uno dei “Parchi della Val di Cornia”, propone una serie di itinerari alla scoperta delle tracce monumentali della città e delle necropoli, delle cave di calcarenite e dei quartieri operosi in cui si lavorava l’ematite per ricavarne il ferro. L’arco di tempo descritto copre diversi secoli dal periodo etrusco e romano sino al Medioevo.
I punti di accesso al Parco sono due: la Necropoli, sul golfo di Baratti e l’Acropoli presso centro storico di Populonia alta.
Ecco i punti di maggiore interesse:
Necropoli di San Cerbone: le tombe etrusche monumentali più antiche di Populonia (VII-V secolo a.C.), tra cui la grande Tomba dei Carri.
Necropoli delle Grotte: le cave e alle tombe a camera etrusche (IV secolo a.C.) scavate nella roccia.
Acropoli di Populonia: l’antica città di Populonia con abitazioni, templi, terme, strade basolate e le tracce della fondazione della città.
Monastero di San Quirico: i resti medievali del monastero benedettino a cui si accede attraverso un percorso nel bosco.
Il Centro di archeologia sperimentale “Davide Mancini”: nella parte bassa del Parco il centro è operativo davanti a una rigorosa ricostruzione di una capanna dell’età del bronzo. I visitatori del Parco, guidati da esperti, possono sperimentare personalmente le tecniche di lavorazione dell’antichità.
Per ulteriori informazioni: http://www.parchivaldicornia.it/it/il-parco-archeologico-di-baratti-e-populonia.html